Villa Campolieto: una gemma vesuviana
Una location per eventi esclusivi, matrimoni, congressi e cene di gala. La Villa è un luogo incantevole perfetto per eventi esclusivi come matrimoni, congressi e cene di gala. La bellezza dei suoi giardini, con alberi secolari, fontane, statue e opere d’arte, crea un’atmosfera unica e romantica che renderà ogni evento indimenticabile. La villa dispone inoltre di ampi spazi interni, arredati con eleganza e raffinatezza, che possono ospitare grandi banchetti o meeting aziendali. Il personale altamente qualificato e professionale della Villa Campolieto sarà a vostra disposizione per soddisfare ogni vostra esigenza e rendere il vostro evento un successo. Non c’è posto migliore di questo per celebrare momenti importanti della vita con stile ed eleganza.
La Villa Campolieto è una delle ville vesuviane più affascinanti e ricche di storia della regione. Costruita nel XVII secolo, la villa ha subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli, passando dalle mani di nobili famiglie napoletane a quelle di importanti personalità politiche. Oltre alla bellezza degli affreschi e dei giardini, la Villa Campolieto nasconde anche alcune curiosità interessanti. Ad esempio, la villa è stata il set di diverse produzioni cinematografiche, tra cui il celebre film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti. Inoltre, la villa è stata anche la location dell’ultimo concerto tenuto dal celebre tenore Enrico Caruso, prima della sua morte nel 1921. Senza dubbio, la Villa Campolieto è un gioiello vesuviano da non perdere.
“La Villa Campolieto tra mito e realtà: percorsi di visita e attività culturali.”
La Villa Campolieto è un luogo che unisce mito e realtà, offrendo ai visitatori percorsi di visita e attività culturali che permettono loro di scoprire la sua storia e la sua bellezza. Grazie all’imponente architettura di stile vesuviano e alla ricca decorazione interna, la villa rappresenta uno dei più importanti esempi di dimora aristocratica del XVIII secolo. Durante la visita, è possibile ammirare gli affreschi, le sculture e i pregevoli arredi che testimoniano lo stile di vita dell’alta nobiltà dell’epoca. Inoltre, la villa organizza regolarmente eventi culturali, mostre ed esposizioni che permettono ai visitatori di approfondire la conoscenza della storia e della cultura del territorio circostante. La Villa Campolieto è, dunque, non solo un luogo di grande fascino, ma anche un importante centro di diffusione culturale.
“I giardini della Villa Campolieto: un’oasi di verde nel cuore del Miglio d’Oro.”
La Villa Campolieto è famosa non solo per la sua maestosa architettura e per gli affreschi che ornano le sue pareti, ma anche per i suoi splendidi giardini. Questi, infatti, rappresentano un vero e proprio tesoro verde nel cuore del Miglio d’Oro, il tratto di costa campana che ospita numerose ville settecentesche. I giardini della Villa Campolieto si sviluppano su una superficie di oltre 10.000 metri quadrati e sono caratterizzati da una grande varietà di piante e fiori. Qui è possibile ammirare alberi secolari, fontane, statue e altre opere d’arte che si integrano perfettamente con la natura circostante. Durante una passeggiata tra i sentieri ombreggiati, si può godere della quiete e della bellezza di questo luogo incantato, dove la storia e la natura si fondono in un’armonia perfetta.
Un poco della sua storia
La Villa Campolieto è una villa vesuviana situata lungo il Miglio d’Oro, nel comune di Ercolano. La villa fu fatta edificare a partire dal 1755 da Lucio di Sangro, duca di Casacalenda, che commissionò la progettazione ed esecuzione dell’opera a Mario Gioffredo ; qualche anno dopo, poi l’opera fu affidata a Luigi Vanvitelli, che diresse i lavori dal 1763 al 1773 e impresse loro la propria impronta, con poche ma sostanziali modifiche al progetto originario; dopo la sua morte, gli subentrò il figlio Carlo, che portò a compimento la fabbrica nel 1775. La villa sorge in posizione panoramica sul lato rivolto al mare dell’allora strada regia per le Calabrie , nel tratto divenuto poi noto come Miglio d’oro per la presenza di questa ed altre dimore nobiliari di epoca borbonica.
L’impianto planimetrico è quadrangolare, con quattro corpi separati dai bracci di una galleria centrale a croce greca, con al centro una cupola illuminata da quattro finestre ovali.
La facciata anteriore a bugnato liscio, con uno zoccolo a bugnato in stucco, presenta due ordini di finestre, con quelle del piano nobile decorate da timpani triangolari. La facciata posteriore, che riprende gli elementi di quella anteriore, è però più interessante per la presenza di un ampio porticato con archi a tutto sesto, che il Gioffredo aveva pensato circolare, ma che il Vanvitelli volle ellittico e a ferro di cavallo, abilmente raccordato all’edificio con due archi ribassati con capitelli tuscanici.
Il Vanvitelli supervisionò anche le decorazioni interne, tra le quali figurano opere di Jacopo Cestaro, Fedele Fischetti, Gaetano Magrì. Dopo la morte di Lucio di Sangro, la villa fu ereditata dal figlio Scipione che morì nel 1805 senza lasciare eredi; la proprietà della villa fu divisa fra vari nipoti e ne cominciò un lento declino, culminato durante la Seconda Guerra Mondiale con l’occupazione militare. Nel dopoguerra la villa fu affidata all’Ente per le Ville Vesuviane, fu ristrutturata dall’arch.Paolo Romanello e posta sotto tutela dalle leggi italiane come bene culturale di particolare interesse. Attualmente ospita la Stoà – Istituto di Studi per la Direzione e Gestione di Impresa.