Museo Madre
Il Palazzo Donnaregina ospita il MADRE
Il Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina (MADRE) è stato voluto desiderato nel cuore del centro storico e popolare di Napoli affinché sprigionasse una sorta di energia positiva nel “fondamento oscuro di una città votata alla catastrofe”, come sosteneva il primo direttore del museo, Eduardo Cicelyn. L’affermazione dello scultore rumeno Constantin Brancusi, che Domenico Bianchi ha situato in calce alla sua opera ai piedi della scalinata, recita “si è fatta l’arte per dominare, per piangere, per pregare. Noi la stiamo facendo per vivere”, riassume pienamente lo spirito e il pensiero del Madre.
In meno di tre anni, dal 2001 al 2004, su disegno dell’architetto portoghese Alvaro Siza Vieria che ha sempre armonizzato funzione e ambiente, 42 milioni di euro hanno trasformato un palazzo fantasma in cerca di una sua essenza, in un vero e proprio spazio artistico d’eccellenza. Altri 3,5 milioni di euro, finanziati dalla Regione Campania con fondi europei, hanno munito il Madre di 12 opere site specific, ovvero realizzate intenzionalmente per gli ambienti del Museo.
Acquistato nel 2005 dalla Regione Campania per destinarlo a Museo per l’Arte Contemporanea, ne è stata concessa la disponibilità alla Fondazione Donnaregina a titolo di comodato d’uso gratuito e di servizio. Il palazzo è stato perciò restaurato e adibito a museo su progetto dell’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira, Leone d’oro alla carriera 2012; con la collaborazione dello Studio DAZ-Dumontet Antonini Zaske architetti associati di Napoli, oltre alla parte prettamente espositiva, sono realizzati un auditorium, una libreria, una biblioteca, laboratori didattici, un ristorante con annessa caffetteria, per un totale di 7.200 mq, di cui 2662 sono destinati ai diversi livelli di esposizione.
Il 10 giugno 2005 il Madre ha inaugurato i suoi spazi con l’apertura degli allestimenti site-specific nelle sale del primo piano; tra il 2005 ed il 2006 l’intero edificio è stato completato, con l’apertura al pubblico delle sale del secondo piano, che ospita parte della collezione, e quelle del terzo piano destinate alle esposizioni temporanee.
Arte e artisti del MADRE
I capolavori pensati esclusivamente per il Madre dai nomi più significativi dell’arte contemporanea, sono il fulcro vitale del Museo. Dal giorno dell’apertura, l’11 giugno del 2005, artisti illustri come Luciano Fabro, Francesco Clemente, Jeff Koons, Mimmo Paladino, Anish Kapoor, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Rebecca Horn, Sol Lewitt, Richard Serra e Richard Long hanno dominato con i loro lavori le sale al primo piano, una per ciascuno. Un’esposizione, quella del Madre, che vuole proclamare e sottolineare il fondamentale ruolo di Napoli nella diffusione dei linguaggi contemporanei. E’ proprio al Madre che sono riunite le installazioni innovative e i particolari capolavori di altri musei come la composizione artistica di Rebecca Horn, presentata in Piazza Plebiscito, composta da una serie di teschi replicati da uno dei crani del Cimitero delle Fontanelle, antico e famoso ossario della città; i pupazzi di Koons, protagonista nel 2003 di un’antologica al Museo Archeologico; l’imponente ancora arrugginita di Jannis Kounellis, segno del ruolo storico di Napoli sul mare, e ancora il grandioso quanto romantico affresco eseguito in 4 mesi di costante lavoro dal napoletano Francesco Clemente. Il dipinto murale è abbellito da stelle comete, teschi, animali e da quegli “dei che hanno lasciato Napoli da migliaia di anni“: sono frammenti di memorie personali, creazioni legate all’infanzia, figure di una mitologia segreta che con il suo linguaggio etereo e allo stesso tempo paradossale ha rapito il mondo.
La collezione storica del MADRE
Al secondo piano del Madre c’è la collezione storica: un centinaio di lavori che si alternano ogni 3 o 4 anni e che chiariscono le vicende più cruciali dell’arte mondiale degli ultimi 50 anni. Qui trovano spazio tutti i grandi maestri del contemporaneo come Burri, Warhol, Schifano, Kiefer e Fontana, le cui opere non appartengono al Museo ma sono il prestito generoso di collezionisti italiani e stranieri, tra cui molti artisti come Luigi Ontani, Damien Hirst e Robert Rauschenberg. Da qui si sale al quarto piano dove diventerete, godendo della vista della terrazza, speciali protagonisti di uno scorcio inusuale e poetico su Napoli. La terrazza inoltre è tenuta sotto stretto controllo dalla scultura di Mimmo Paladino che raffigura un cavallo, simbolo del linguaggio velato e sfuggente dell’artista, che sembra congiungere in sé leggenda e memoria per cavalcare indisturbato gli ampi prati della storia.