Arte Povera più Azioni Povere 1968

Arte Povera più Azioni Povere 1968. Germano Celant a Napoli

L’arte resta Povera ma si fa ricchissima… come ha dimostrato la scorsa edizione di Bologna Arte  Nell’ottobre del 1968 Marcello e Lia Rumma, una giovane coppia di collezionisti salernitani, chiamò Germano Celant, storico dell’arte ventottenne già militante nei circuiti dell’avanguardia, a curare quella che oggi si definirebbe una mostra-evento. A distanza di oltre quarant’anni, infatti, nessuno può più dubitare che la mitica “Arte Povera più Azioni Povere” negli antichi Arsenali d’Amalfi sia stata una tappa fondativa del movimento che rinnovò la prassi e l’immaginario artistico dell’Italia degli anni Sessanta in una prospettiva internazionale.

Arte povera più azione povere 1968

L’iniziativa, che ha come fulcro il movimento nato nel 1967 con gli artisti Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio, presenta su scala nazionale e internazionale, gli sviluppi storici e contemporanei di questa ricerca distribuendo le varie fasi e i singoli momenti linguistici in differenti luoghi: dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli-Torino, alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, la GAM di Bergamo,dal MADRE Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli, al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, dal MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma alla Triennale di Milano e al Teatro Margherita di Bari.

Oggi la mostra nella Chiesa Donnaregina, si propone come la settima stazione di “Arte Povera 2011”, complessa serie di esposizioni in alcuni tra i più prestigiosi musei italiani, che aspirano a fare il punto su un’esperienza artistica ancora attuale nella carica propulsiva della sua poetica. Sono state scelte per questo appuntamento opere storiche di Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, e Gilberto Zorio, in alcuni casi installate per la prima volta ad Amalfi.

Sono stati inseriti lavori del medesimo periodo di Pierpaolo Calzolari e di Giuseppe Penone, due protagonisti dell’Arte Povera che però non furono presenti in quell’occasione. Non sarebbe stato possibile e non avrebbe avuto alcun senso riprodurre fedelmente una rassegna nella quale dal punto di vista concettuale ebbero uguale rilievo installazioni spesso realizzate con materiali e in modi effimeri, performances eseguite anche in strada tra la gente e dibattiti svoltisi in tre intense e confuse giornate. Perciò si è scelto di concentrare lo sguardo sulla logica sperimentale, non monumentale e irriducibile alle esigenze del mercato, di opere tutte concepite alla fine degli anni Sessanta, fatte di gesti improvvisati e tracce fluttuanti che oltrepassarono la cornice del quadro e degli spazi espositivi tradizionali per indicare la possibilità di un radicale rinnovamento del linguaggio e delle finalità dell’arte.

Di questa attitudine rivoluzionaria la mostra negli Arsenali di Amalfi fu un laboratorio di irripetibile e straordinaria potenza, la cui atmosfera incantata può forse riecheggiare oggi nello spazio profondo, fuori dal tempo, della chiesa trecentesca Donnaregina Vecchia

 

La mostra nella Chiesa Donnaregina Vecchia 

Curata da Germano Celant e Eduardo Cicelyn, Arte Povera più Azioni Povere 1968 è il titolo della mostra prevista al MADRE per l’11 di novembre.

Il coinvolgimento del MADRE nel circuito del grande progetto di Germano Celant è fondato sulla missione dell’istituzione partenopea nei confronti dell’arte contemporanea. Non si può dimenticare poi che nei soli sette anni di vita del MADRE sono stati proprio il supporto e l’entusiasmo degli artisti dell’Arte Povera a dare un cruciale apporto alla fisionomia del museo e al suo programma culturale ed espositivo. Le opere di Luciano Fabro e Jannis Kounellis, che insieme a Giovanni Anselmo, Mario Merz, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone e Gilberto Zorio fanno parte integrante del percorso espositivo del museo, occupano un particolare posto di rilievo nelle sale ‘ambientate’ permanenti del primo piano; stanze in cui i protagonisti dell’Arte Povera sono intervenuti direttamente nello spazio, sui muri, sul soffitto e sul pavimento. A loro e a Marisa Merz e Alighiero Boetti, il MADRE ha dedicato inoltre negli anni delle mostre personali.

La tappa di Napoli costituisce un contributo significativo nella ricostruzione storica dell’Arte Povera poiché si ispira ad uno degli eventi più importanti accaduto alla fine degli anni Sessanta: la mostra svoltasi agli Arsenali di Amalfi nel 1968, grazie all’interessamento e all’attività culturale di Marcello e Lia Rumma. Una rassegna nella quale, lavori, performances e dibattiti svoltisi in tre intense giornate all’inizio di ottobre, contribuirono a foggiare l’identità di un’arte destinata ad uscire dai canoni e dai territori tradizionali in favore di un intervento diretto nella vita e nel sociale.

La mostra Arte Povera più Azioni Povere 1968 che sarà allestita nella splendida cornice della Chiesa di Donnaregina annessa al Museo Madre a Napoli, aspira a ricostruire il clima e la prassi artistica di quello straordinario evento.

Per l’occasione saranno esposte opere storiche di Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio.