La Casamadre con Paladino e Biasiucci a Villa Fiorentino a Sorrento
“La Casa Madre” di Mimmo Paladino e Antonio Biasiucci è la prima grande mostra che Eduardo Cicelyn cura fuori dal MADRE, il museo d’arte contemporanea di Napoli di cui è stato ideatore e che ha diretto per sette anni.
Cinquanta opere, tra fotografie, sculture e pitture, ospitate negli spazi interni ed esterni della Villa Fiorentino, sede della Fondazione Sorrento. Una mostra importante, nata dall’incontro tra Mimmo Paladino e il fotografo Antonio Biasiucci, due artisti che hanno nella “terra” un comune elemento ispiratore, e che con La Casa Madre proseguono idealmente il percorso già intrapreso con Napolincroce (Museo Madre 2008).
Nella mostra – spiega il curatore Eduardo Cicelyn concepita come un avventuroso, unico lavoro “site specific”, le fotografie, i quadri e le sculture di Paladino e Biasiucci si dispongono a disegnare nel gioco dei rimandi e delle assonanze segrete la scena originaria della casa, come recinto sacro dell’eterno ritorno della vita quotidiana.
Figure, oggetti, segni, forse famigliari, forse astratti, magari amichevoli o ostili danzano in cerchio tra una stanza e l’altra, scontrandosi o ignorandosi, dandosi la voce oppure tacendo, ritraendosi nel buio o sfidando la luce con presenze incombenti: l’arte nella sua accezione più libera passerà come un vento impetuoso o leggero tra le stanze della casa, rammemorando storie vecchie o forse non ancora accadute, fantasmi mai visti ma da sempre temuti, non dimenticando di guardare fuori dalla finestra, sporgendosi verso il giardino, l’aria, gli aranci, la terra e le altre vite che girano intorno.
L’incontro tra Mimmo Paladino e Antonio Biasiucci, preparato nel tempo da molte conversazioni e da un primo lavoro in comune (Napolincroce, Museo Madre, giugno 2008), è il tema fondamentale della mostra che si terrà nella villa Fiorentino, sotto l’egida della Fondazione Sorrento e del Comune di Sorrento, a cura di Eduardo Cicelyn
Nella mostra sorrentina, concepita come un avventuroso, unico lavoro “site specific”, le fotografie, i quadri e le sculture di Paladino e Biasiucci si disporranno a disegnare nel gioco dei rimandi e delle assonanze segrete la scena originaria della casa, come recinto sacro dell’eterno ritorno della vita quotidiana. Figure, oggetti, segni, forse famigliari, forse astratti, magari amichevoli o ostili danzeranno in cerchio tra una stanza e l’altra, scontrandosi o ignorandosi, dandosi la voce oppure tacendo, ritraendosi nel buio o sfidando la luce con presenze incombenti: l’arte nella sua accezione più libera passerà come un vento impetuoso o leggero tra le stanze della casa, rammemorando storie vecchie o forse non ancora accadute, fantasmi mai visti ma da sempre temuti, non dimenticando di guardare fuori dalla finestra, sporgendosi verso il giardino, l’aria, gli aranci, la terra e le altre vite che girano intorno.
Se i greci diedero alla casa il nome oikos e sulla sua legge (il nomos) fondarono ciò che noi oggi chiamiamo economia, nella Casa Madre dell’arte proviamo a ripensarne l’origine più lontana e forse dimenticata: un’idea dell’abitare che forgia il carattere e l’habitus caro alla teologia cristiana, cioè quella disposizione – come insegna Aristotele – in cui si esprimono tutte le umane virtù. Una mostra di artisti contemporanei è anche e sempre una riflessione sul contesto in cui le opere si manifesteranno in quanto tali, proprio perché inserite e ripensate in questo posto e in questo modo.
Qui, dove Biasiucci e Paladino fanno prove di convivenza e di amicizia, si vuol mostrare che l’arte, quando si espone fuori dalle regole precostituite, se lasciata libera di scegliere il proprio destino, trova la sua misura nell’uomo, nelle sue relazioni terrene e celesti, scegliendo una parte di mondo dove non fa paura perdersi nei propri pensieri e in quelli degli altri, come a casa propria, nel luogo che è comune all’umanità dalla notte dei tempi.