Teatro di San Carlo di Napoli
Il Real Teatro di San Carlo, più noto come Teatro San Carlo, è il più antico teatro d’opera europeo ancora attivo, essendo stato fondato nel 1737; nonché il più capiente teatro all’italiana della Penisola. Il Real Teatro di San Carlo, più noto come Teatro San Carlo, è il più antico teatro d’opera europeo ancora attivo, essendo stato fondato nel 1737; nonché il più capiente teatro all’italiana della Penisola. Fondato per volontà di Carlo di Borbone, fu inaugurato con l’opera Achille in Sciro di Domenico Sarro e libretto di Pietro Metastasio. Fu sede esclusivamente dell’opera seria; l’opera buffa si dava in altre sedi della città, una fra tutte il Teatro Mercadante (al tempo denominato “Fondo dei Lucri”). Già da prima della costruzione del nuovo Teatro, tra le disposizioni del re Carlo I di Borbone ci fu quella di limitare gli “intermezzi buffi” negli intermezzi di opera seria, a favore di una coreografia che riprendesse i temi principali dell’opera rappresentata. All’apertura del San Carlo tale disposizione venne mantenuta, allargandosi successivamente ad interi spettacoli di danza, che portarono alla costituzione di una vera e propria “scuola napoletana” che andava via via affermandosi con la fama che il Teatro riscosse via via in Europa. Nel frattempo, nel 1770 era stato ospite del teatro (solo come spettatore) il giovane Mozart.
La nuova sala, ricostruita dopo un incendio che la distrusse nel 1816, fu inaugurata il 12 gennaio 1817 con la cantata Il sogno di Partenope di Giovanni Simone Mayr, già presente al San Carlo con altri lavori, tra cui Medea in Corinto. La presenza di Mayr, come quella di Rossini, si doveva essenzialmente a Domenico Barbaja, il più grande impresario d’Italia e forse d’Europa. Dal 1815 al 1822, il direttore musicale del teatro fu Gioachino Rossini che, in quel periodo, visse una delle sue stagioni più importanti e prolifiche. Successivamente l’incarico fu attribuito, tra gli altri, a Gaetano Donizetti, direttore artistico dal 1822 al 1838, che tra il 1823 e il 1844 vi presentò ben 16 opere in prima esecuzione, fra cui il capolavoro Lucia di Lammermoor.
Il 23 gennaio 2009 il Teatro di San Carlo è stato restituito alla città, dall’impresa che ha curato la prima fase dei lavori di ristrutturazione e restauro, durata cinque mesi (da luglio 2008 a dicembre dello stesso anno) e coordinati dall’architetto Elisabetta Fabbri. È stato costruito un nuovo foyer al di sotto della sala teatrale; la sala stessa è stata restaurata, con la completa pulizia di tutti i rilievi decorativi, gli ori, la cartapesta e le patine meccate ed è stato inoltre aggiunto un impianto di climatizzazione, per il quale il flusso dell’aria è immesso nella platea attraverso una bocca posizionata al di sotto di ognuna delle 580 poltrone, ed in ogni singolo palco della sala. Il restauro della tela di 500 metri quadrati, posta a decoro del soffitto della sala, ha richiesto l’impiego di circa 1500 chiodi e 5000 siringate per il fissaggio della pellicola pittorica. Inoltre sono state interamente sostituite le poltrone della platea, la quale ha subito anche un intervento per il miglioramento della visuale degli spettatori e dell’acustica, già giudicata straordinaria prima dell’intervento.
Il San Carlo e l’arte contemporanea
Il matrimonio felice con l’arte contemporanea porta in dote al Teatro diversi Abbiati, l’Oscar italiano per la lirica. Kiefer, Paladino, Pomodoro, Paolini, Kentridge e Marden, il presente di una vocazione che viene da lontano: negli anni Quaranta con gli interventi del futurista Enrico Prampolini per Norma, fino al bozzetto di Tosca firmati nel 1917 da Domenico Purificato. E ancora i bozzetti di scena tergati Manzù, Adami e Hockney, Ontani, Rauschenberg e Picasso.
Regie, scenografie, costumi…
Una storia, quella del San Carlo, che si può permettere una squadra di registi, scenografi, costumisti come Frigerio e Squarciapino, Ljubimov e Borowski, Ronconi e Palli, Costa Gravas e Aulenti, Martone, Vick e Herzog, Brockhaus, De Simone, Job e Wertmuller, Faggioni, Pizzi, Zeffirelli, Ferretti, Pescucci e Tosi. Gli indimenticabili Visconti, Rossellini, Monicelli, Bolognini, Daminai, Ponnelle, Luzzati, Svoboda, De Filippo e Carmelo Bene. E i “nostri” Nicoletti e Carosi, Rubertelli e Giustino. Casa madre per artisti leggendari ma anche tempio laico per le grandi kermesse politiche e culturali, il San Carlo ha ospitato le creazioni di protagonisti indiscussi dello stile, couturiers che hanno seguito la strada aperta da Coco Chanel in Francia e a noi hanno portato le preziose mani di Roberto Capucci e Emanuel Ungaro.