Corpus Arte in Azione 2010
Ripartire dal corpo, renderlo sintomo e traccia sospesa tra azione politica ed elaborazione estetica, iniziativa individuale e partecipazione collettiva, democrazia e terrore, sacro e profano, lecito e illecito, legittimo e illegittimo.
A cura di Adriana Rispoli | Eugenio Viola.
La Rassegna
La rassegna di performance, è frutto della collaborazione con il Napoli Teatro Festival Italia, avviata l’anno scorso con l’intento di approfondire la relazione tra la pratica artistica contemporanea e le sperimentazioni teatrali più radicali. Interamente declinata al femminile, questa edizione di Corpus offre un focus sull’America Latina attraverso il lavoro di quattro artiste, Teresa Margolles, Tania Bruguera, Regina Josè Galindo e Maria Josè Arjona, cui si affiancano la croata Xena Zupanic diretta da Sebastiano Deva e la napoletana MaraM.
Sei esperienze di donne che attraverso il gesto e l’azione esprimono logiche operative, ipotesi progettuali, poetiche e sensibilità differenti, dove il corpo si fa segno con cui affrontare le domande sull’identità, i miti infranti di una femminilità dispersa, la sfera del pubblico e quella del privato. Sei azioni svincolate dall’eredità della Body Art storica che mettono in atto pratiche di resistenza sociale e di opposizione politica senza mai cadere nella mera retorica ideologica, accomunate dal tentativo di rintracciare le fila di un discorso che lega arte e vita, tese a rielaborare l’eterogeneità dell’esperienza vissuta, a riconfigurare ambiti e territori della performance a cavallo tra i due millenni.
Obiettivo della rassegna
Mettere alla prova un meccanismo di logiche operative, ipotesi progettuali, poetiche e sensibilità differenti, attivate dall’incontro tra azione politica ed elaborazione estetica, iniziativa individuale e partecipazione collettiva, democrazia e terrore, sacro e profano, lecito e illecito, legittimo e illegittimo. Le domande sull’identità, i tabù relativi all’apertura del corpo, i miti infranti di una femminilità dispersa, la sfera del pubblico e del privato, i limiti dell’arte, del linguaggio e della vita sono chiamati simultaneamente in causa dal lavoro di queste artiste, che mettono in atto pratiche di resistenza sociale e di opposizione politica, senza mai cadere nella mera retorica ideologica, rielaborano l’eterogeneità dell’esperienza vissuta e rinunciano a ogni utopia della rappresentazione a favore di una concezione dell’arte partecipativa e pubblica.
Sei azioni di Live Art
Oltre il concetto tradizionale di performance si situano all’incrocio tra vari linguaggi: teatro, installazione, cinema, musica, arti visive, danza, culture popolari. Una contaminazione spregiudicata che legittima oggi le forme d’arte performativa, non limitate dalla tradizione e dalle convenzioni e decisamente svincolate dall’eredità della cosiddetta Body Art storica.