Parco archeologico dei Campi Flegrei

I Campi Flegrei

I Campi Flegrei, situati nella provincia di Napoli, è una meravigliosa zona costiera che offre un paesaggio turistico unico nel suo genere. Caratterizzata da una combinazione di vulcani, laghi, spiagge e siti archeologici, questa area è una meta ideale per gli amanti della natura e della storia.

Uno dei punti di interesse principali dei Campi Flegrei è il Vulcano Solfatara, un vulcano attivo che offre uno spettacolo mozzafiato. Qui è possibile osservare da vicino i fumaroli, le sorgenti di gas e i fanghi bollenti che rendono questo luogo così affascinante. La visita alla Solfatara è un’esperienza unica che permette di entrare in contatto con la forza della natura.

Ma i Campi Flegrei offrono anche splendide spiagge, ideali per chi desidera rilassarsi e godersi il mare. La spiaggia di Pozzuoli, ad esempio, è una delle più belle della zona, con sabbia fine e acque cristalline. Qui è possibile prendere il sole, fare una nuotata o semplicemente passeggiare lungo la costa e godersi la vista panoramica.

Non solo natura, ma anche storia: i Campi Flegrei sono ricchi di siti archeologici di grande importanza. Uno dei più famosi è l’Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto come l’Anfiteatro di Pozzuoli. Questo antico anfiteatro romano è uno dei più grandi al mondo e offre una testimonianza straordinaria dell’epoca romana.

Il comune più grande dei Campi Flegrei è uno scrigno con un centro storico seicentesco molto bello e alcuni dei monumenti romani più importanti d’Europa. L’Anfiteatro Flavio, il quarto più grande d’Italia; il Tempio di Serapide, il Lago d’Averno, che Virgilio indicava nell’Eneide come porta d’ingresso dell’Inferno. L’Acropoli di Cuma, dove i greci sbarcarono prima di fondare Pozzuoli e poi Napoli e dove la Sibilla Cumana prevedeva il futuro e dove sarebbe sceso anche Enea.

Pozzuoli è conosciuta anche per il singolare fenomeno del Bradisismo, l’attività vulcanica che, in base alla pressione esercitata dai gas sotterranei, fa aumentare e diminuire l’altezza della città rispetto al livello del mare. Questo ha portato, nel 1970, allo sgombero dell’antico Rione Terra, oggi in riapertura. Uno dei posti più belli e affascinanti d’Italia.

Una meravigliosa zona costiera

I Campi Flegrei sono una vastissima area a Nord di Napoli che, caratterizzati dalla presenza di innumerevoli bocche vulcaniche e crateri attivi, sono stati teatro nel corso dei secoli e principalmente nel periodo più ricco dell’Impero Romano di una vasta urbanizzazione da parte delle famiglie patrizie più in vista, da Giulio Cesare ad Ottaviano Augusto, al punto da meritarsi l’appellativo di “Pusilla Roma”; di questa presenza sono attualmente testimoni le imponenti aree archeologiche diffuse in tutta il territorio.

I Campi Flegrei  dominati da fenomeni geologici che rendono il territorio unico.

La presenza di vulcani ha determinato anche una incredibile varietà morfologica del territorio ed una presenza di laghi, acque termali e sulfuree, impianti botanici che poche aree al mondo possono vantare. Innumerevoli ed affascinanti sono le storie ed i miti alimentati da questa terra, dall’approdo di Dedalo, fuggito dal labirinto di Minosse, sul promontorio dove fonderà la città di Cuma. Terra ricca di miti e cantata nei versi di Omero, di Virgilio e nella cultura greca, fu meta di insediamento dell’aristocrazia romana che rese Baia la zona termale più famosa dell’antichità. D’estate in zona si possono fare lunghi tragitti panoramici e vi sono molti bei locali notturni sul mare.

Il paradosso dei Campi Flegrei è avere bellezze paradisiache in un luogo quasi demoniaco. Campi Flegrei significa “Campi Ardenti” ed è il nome che gli antichi diedero alla zona che oggi ingloba i comuni di Pozzuoli, Quarto, Bacoli e Monte di Procida, e che si trova a pochi chilometri da Napoli. In queste terre la natura ha dato il meglio di sé, affiancando le bellezze del mare al fascino inquietante dei vulcani. Ma anche l’uomo sembra essere stato invogliato a rendere i Campi Flegrei una terra unica e superba. I romani hanno costruito acquedotti, anfiteatri e ville di una bellezza nettamente percepibile ancora oggi.

Il pontile di Bagnoli

Una lunga passerella che finisce nel mare.
Poco meno di un chilometro per arrivare a piedi a immergersi tra i flutti e lungo tutto il percorso riconoscere con lo sguardo il golfo di Pozzuoli, l’isolotto di Nisida, Capo Miseno, Procida e Ischia. Solo mare e passi per questa strada di cemento che un tempo era l’attracco per le navi dell’Italsider. Scarse tracce di binari ricordano il trasporto della merce su rotaie predisposte e, a metà del pontile, uno scheletro della cabina di scambio era un altro collegamento con l’altoforno rosso ancora conservato sulla spiaggia.

Di notte, una luce soffusa .verso il basso segna il profilo dei possenti pilastri fissati nel mare, mentre lampioni, dall’alto, illuminano il percorso. La parte finale è chiama ”l’isola”, con un ponticello e una rosa dei venti che indica, in un ipotetico continuo del viaggio per mare a piedi, alcuni dei luoghi che incontreremmo sulla nostra strada.

Baia

Per effetto del bradisismo, gran parte della città è oggi sommersa dal mare. Baia (l’antica Baiae) è una frazione del comune di Bacoli, nell’area dei Campi Flegrei. Il suo golfo non è altro che un antico cratere vulcanico, risalente a circa 8.400 anni fa e conservatosi solo per metà, essendo la sua parte ad oriente sprofondata o del tutto erosa dal mare.

Centro campano sede del più grande impianto della regione per la depurazione di molluschi, la fama di Baia è legata soprattutto alla presenza di resti archeologici di notevole valore storico ed artistico. Secondo la leggenda, il suo nome deriva da Bajos, il nocchiero di Ulisse, che qui fu sepolto. In epoca romana, come testimoniato dalle ricche ville, fu luogo di riposo e di villeggiatura frequentato da patrizi romani. la località era infatti famosa per le sue calde acque termali, ricercate per lusso e per la cura delle malattie.

La città sott’acqua

Ci si immerge e si guarda incantati la città subacquea. Si arrivava per le terme e l’aria buona, la villeggiatura più rinomata dell’impero romano. Ci si immergeva per piacere e per salute, adesso si torna sott’acqua per studio e passione di acheologica. Si riconoscono i resti della villa dei Pisoni, le rovine delle colonne e dei corridoi che circondano un grande giardino, una grande fontana e la piscina termale, la villa a Protiro, il suo porticato, splendidi affreschi e un mosaico, il Portus Julius, tral’Averno e il Lucrino, con le rovine della grandiosa struttura portuale: pavimenti, colonne, mosaici e le gigantesche pareti in Iatericium e opus reticulatum, straordinariamente conservate, la Secca Fumosa. Su un fondale sabbioso si alzano dodici piloni, resti della barriera frangiflutti dell’antico Portus Julius.

Qui è visibile il fenomeno delle “fumarole”, colonne di bolle di origine vulcanica che escono dalla sabbia, sorgenti di acqua calda e una ricca fauna. E si finisce stregati dal ninfeo dell’imperatore Claudio, con opere ritrovate e trasferite nel Museo archeologico dei Campi Flegrei, allestito nel Castello Aragonese.

Castello Aragonese di Baia

Il Castello Aragonese di Baia eretto su di un promontorio tufaceo a picco sul mare, domina tutto il Golfo di Pozzuoli fino a Procida, Ischia e Cuma e consentiva un controllo molto ampio della zona, impedendo tanto l’avvicinamento di flotte nemiche, quanto eventuali sbarchi di truppe che avessero voluto marciare su Napoli con una azione di sorpresa alle spalle.

In epoca romana la collina era occupata da un grandioso complesso residenziale, forse la “villa di Cesare” (Tacito afferma che la villa di Cesare si trovava su di un’altura dominante il golfo di Baia), i cui resti furono distrutti e talora inglobati nell’attuale fortezza.

Strutture superstiti della villa sono visibili intorno ad essa lungo la costa e a terra presso il campo sportivo, mentre altre sono state individuate recentemente e messe in luce nel corso dei lavori di restauro delle parti più alte del castello (Torre Cavaliere) e più in basso lungo le sue scarpate a mare, a seguito del loro diserbo. La costruzione fu avviata dagli Aragonesi nel 1495, e mantenne la sua funzione militare fino al 1927 quando lo Stato ne dispose la concessione – con diritto di godimento perpetuo – al Reale Orfanotrofio Militare.

L’incantevole cattedrale della Piscina mirabilis

Ne rimase avvinto anche Johann Joachim Winckelmann che lo citò come il «meraviglioso serbatoio d’acqua la flotta romana a Miseno». E il fondatore dell’archeologia moderna ne aveva viste di costruzioni incantevoli. Ma, detto cosi’ – qualificandolo, cioè, come un banale acquedotto, seppur dell’alta ingegneria di età romana – si rischia di perdere tutta la magia del luogo.

Bisogna entrarci in silenzio e con rispetto, scendere i quaranta gradini e assaporarne l’atmosfera perché rimanga impressa nell’anima: Piscina mirabilis a Baia ha lo stesso magnetismo di una cattedrale gotica sotterranea. Innanzitutto, è nascosta nell’ombra: benché sia imponente, è invisibile dall’esterno. La struttura con la volta a botte i alta quindici metri ed è essenziale nelle forme: quarantotto pilastri cruciformi disposti in quattro file da dodici modellano cinque navate della lunghezza di settantadue metri per venticinque di larghezza.

Attraverso l’acquedotto augusteo confluivano nella Piscina mirabilis – dodicimila metri cubi scavati nel tufo flegreo – le acque potabili che arrivavano dalla sorgente avellinese del Serino. L’acqua serviva per rifornire la Classis Misenensas – ovvero la flotta più imponente dell’impero di Roma che era ormeggiata nel porto di Misenum – i cittadini del circondario e la città di Neàpolis.

Da una serie di finestre poste lungo le pareti laterali provengono sottili lame di luce che tagliano l’oscurità e illuminano a fasce l’opus reticuiatum impermeabilizzato delle vasche: mancano soltanto i vetri cattedrale per avere l’effetto di una chiesa templare. La Piscina è stata restaurata di recente, ed è uno dei luoghi da non perdere.

In conclusione

I Campi Flegrei rappresentano un paradosso affascinante, che ci offre un mix unico di bellezze paradisiache e atmosfere quasi demoniache. Nonostante il nome suggestivo che indica “Campi Ardenti”, a pochi chilometri da Napoli, offre paesaggi mozzafiato e una ricchezza di siti archeologici che riportano alla mente l’antica grandezza di questa terra. Non possiamo sottovalutare l’importanza di preservare e valorizzare questo patrimonio straordinario, cercando di conciliare la bellezza e la storia con la sicurezza e la sostenibilità ambientale.

Visitare i Campi Flegrei e immergersi in questa terra dalle innumerevoli sfaccettature, può emozionare chiunque, scoprendo così il fascino unico che solo questa zona può offrire.